Conchiglia di San Giacomo

Quando parliamo della Pecten Jacobaeus facciamo riferimento alla capasanta denominata comunemente conchiglia di “San Giacomo”. Un mollusco bivalve che appartiene alla famiglia dei Pectinidi, insieme al suo “fratello” canestrello.

Presenta una conchiglia equilaterale, con forma subcircolare, caratterizzata da: 

 

  1. un’apertura a ventaglio; 
  2. due valve di non egual misura. Quella destra inferiore è convessa mentre la sinistra superiore è maggiormente piatta; 
  3. su ogni valva, è possibile notare la presenza di almeno 14 coste radiali (arriviamo fino a 18). Quest’ultime si irradiano dalla cerniera. Le costole sono separate da spazi intercostali e la superficie è munita a sua volta di 3-4 costoline. 


La caratteristica principale di questo mollusco è che possiede degli occhi catadiottrici, una particolarità molto rara in tutto il mondo degli animali. Come funzionano? Per riflessione.

 

Grazie al processo di idropulsione, si muovono con velocità e rapidità attraverso la pressione dell’acqua (ottenuta dall’apertura e chiusura veloce delle valve). In questo modo, possono sfuggire all’attacco di eventuali predatori.

Le conchiglie di San Giacomo raggiungono una dimensione massima di 14 cm e vivono non oltre i 18 anni d’età. Amano i fondali sabbiosi e sono diffuse in tutto il Mar Mediterraneo e anche nel Mar del Nord e nell’Atlantico orientale, area in cui però è lecito sottolineare la maggiore presenza della sorella “pecten maximus”. 

 

Viene pescata come specie sia con attrezzi professionali che manualmente dai sommozzatori (soprattutto nel Mar Del Nord). È possibile trovare le capesante allevate (e il sapore è quasi lo stesso di quelle pescate). 

 

Ma da dove viene il nome San Giacomo? 

 

La sua denominazione è legata al cammino di Santiago de Compostela, uno dei pellegrinaggi più importanti insieme a Gerusalemme e Roma. Ancora oggi, migliaia di pellegrini raggiungono tale luogo arrivando alla tomba dell’apostolo di Gesù.


Un’antica leggenda narra che nello stesso momento in cui un’imbarcazione stava trasportando il corpo esanime dell’apostolo Giacomo (precisamente all’altezza delle Isole Cìes), si stava celebrando un rito nuziale. Era tradizione che lo sposo dovesse partecipare a un gioco popolare. Tale competizione consisteva nel montare un cavallo, lanciare una lancia in aria e raccoglierla prima che essa toccasse terra. Nel momento in cui lo sposo lanciò tale oggetto in aria, questo invece di toccare terra, deviò verso il mare. Così lo sposo si tuffò con il cavallo in acqua e magicamente sprofondò a causa di una forte ondata. Dinanzi la preoccupazione dei presenti, magicamente lo sposo insieme al cavallo riapparve dall’acque affianco all’imbarcazione dell’apostolo di San Giacomo. La particolarità era che lo sposo era coperto proprio di capesante. Lo sposo si convinse che quello che aveva vissuto era un vero e proprio miracolo: si convertì così al Cristianesimo e una volta raccontata ai presenti la storia, gli stessi si convertirono.

Un’altra testimonianza ci viene dal manoscritto illuminato che viene attribuito a Papa Callisto II dove si parla proprio dell’importanza della capasanta come omaggio che i pellegrini portavano all’apostolo. Dall’antichità (dove le conchiglie erano usate come portafortuna e bicchieri in cui bere dalle acque del fiume) ad oggi (dove la conchiglia è ritenuta simbolo di protezione e conoscenza e va gettata nell’acqua dell’oceano a Finisterre), la capasanta resta testimonianza di un significato molto profondo, oltre che di sapore ineguagliabile.

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